Crescere Sani

Prof.ssa Palmina Trovato
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Prof.ssa Palmina Trovato

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Difficoltà scolastiche, esigenze educative speciali, sperimentazioni didattiche.

Curriculum

Laureata in filosofia, insegna Lettere nella “Scuola in ospedale” di Piancavallo (VB). Coordina la progettazione didattica all'interno della propria scuola, anche con l'utilizzo delle nuove tecnologie. Consulente nella provincia del VCO di un centro specializzato per la didattica rivolta ad alunni con esigenze educative speciali.

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Domanda Mio figlio vorrebbe iscriversi al liceo artistico mentre io e mio marito preferiremmo un'altra scuola. Dobbiamo insistere o é giusto lasciarlo libero di scegliere?


Risposta Educare deriva dal latino “e-ducere”, “portare fuori”. L’educatore-genitore non dovrebbe mai dimenticare che non si tratta solo di “mettere dentro”, riversare regole, valori … ma di “condurre fuori”. Platone parlava di maieutica, l’arte della levatrice. Come la levatrice aiuta a far nascere il bambino, così l’educatore aiuta il giovane a portare a piena espressione la propria persona. Non parliamo di un bagaglio che viene posto dentro (im-posto) ma di una relazione rispettosa e costante che aiuta il giovane a conoscersi meglio per vivere in maniera più autentica. L’esistenza in-autentica è una delle cause di tanta tristezza e frustrazione dell’età moderna.  Il ruolo dell’educatore è attivo: non basta dire “scelga quello che vuole” perché il discernimento, il confronto con le scelte importanti passa anche attraverso la visione del mondo che il genitore rappresenta. La scelta della scuola superiore è uno snodo di quel dialogo educativo che dovrebbe già essere maturato tra genitore e figlio. In questo dialogo l’adulto propone i propri valori consapevole che le scelte del figlio potrebbero discordare dalle sue, offre veri spazi di autonomia e di indipendenza, gli permette di esprimersi in campi diversi dai suoi, gli dimostra che anche l’adulto può imparare da lui. E’ importante credere nelle sue potenzialità, essere leali nel manifestare il proprio consenso o la contrarietà ma fargli sempre sentire l’appoggio e la stima di cui necessita. Solo così si potrà giungere a una scelta ponderata e, se possibile, condivisa.

Domanda I coetanei di mio figlio di nove anni sono così precoci: a volte mi sembra di essere inadeguata come mamma, di non offrirgli abbastanza opportunità.


Risposta La tendenza - certamente involontaria - di molti genitori è quella di accelerare la crescita dei propri figli. Attività intellettuali adeguate ad un’età superiore, allenamenti sportivi a ritmo agonistico, giochi che stimolano l’apprendimento della matematica, dell’italiano, del computer, delle lingue straniere. In questa corsa esasperata a “diventare grandi” si dimentica che la natura non impone salti. Ogni passaggio è fondamentale per una crescita armonica: oggi i bambini conoscono molte cose in più rispetto al passato ma non sono più felici o più maturi. Conoscere, infatti, non significa possedere un sapere, farne un uso funzionale alla propria esperienza o al proprio benessere psicofisico. Fin dalla nascita i nostri bambini ricevono un vero e proprio bombardamento di notizie e sollecitazioni, conoscono ma non sanno. L’esercizio del sapere richiede invece rielaborazione, senso critico, discernimento e tutto questo non può prescindere dal tempo. Un “tempo libero”, diverso dal “tempo obbligato” delle attività regolamentate: scuola, sport, insegnamenti vari che pure sono importanti ma che, se sottraggono al bambino lo spazio spontaneo di dialogo con se stesso e con l’altro - lo spazio della fantasia -, diventano dei veleni e non delle possibilità. Stia dunque serena. Il vero sapere non è il possesso enciclopedico di conoscenze o di abilità ma l’appassionarsi, l’approfondire, il conoscersi: diventare uomini non è una gara a chi arriva primo ma richiede gradualità e paziente attesa.

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Sono il tuo assistente personale Cresceresani. Se vuoi puoi parlare con me nella tua lingua :)
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